Talvolta chiamate anche erroneamente “sacche dentali”, le tasche gengivali sono scollature che si formano tra dente e gengiva, e che aumentano in profondità nel momento in cui la normale condizione dei solchi gengivali viene compromessa dalla presenza di infezioni.
A causa di patologie infiammatorie, il solco gengivale posto ai lati del dente tende infatti a “ritrarsi”, raggiungendo una profondità fino ai 4 millimetri, dando vita a vere e proprie “tasche”.
Questo fenomeno è provocato prevalentemente dall’accumulo di placca che, se non rimossa in modo costante e corretto, inizia a sedimentarsi ostruendo l’epitelio sulcare, ovvero il rivestimento della parete del tessuto molle all’interno del solco gengivale.
In presenza di queste particolari condizioni i batteri parodontali riescono a proliferare con maggior facilità, portando allo sviluppo di gengiviti acute che, se trascurate, finiscono con l’evolvere in parodontite. Un campanello d’allarme è, in questo senso, sempre rappresentato da un innaturale e frequente sanguinamento delle gengive anche a seguito di sollecitazioni minime, come il normale spazzolamento dei denti.
Nel caso in cui la gengiva dovesse iniziare a ritirarsi, il dente risulterebbe maggiormente scoperto, creando quindi terreno fertile per l’accumulo di placca nelle tasche gengivali. Quest’ultima, come è noto, finisce col calcificarsi trasformandosi in tartaro. Nel momento in cui le tasche risulteranno piene di placca e tartaro, e di conseguenza colonizzate da batteri, la parodontite progredirà con maggior facilità.
Nei casi peggiori questa infiammazione si potrebbe estendere fino ai tessuti parodontali, provocando il riassorbimento dell’osso e la conseguente mobilità (e infine caduta!) degli elementi dentali colpiti.
Quali sono i sintomi delle tasche gengivali?
L’infiammazione delle tasche gengivali, e quindi la presenza di sacche a livello della gengive, non sempre presenta sintomi evidenti, ragion per cui la parodontite potrebbe progredire con maggior facilità a fronte di una pressoché totale assenza di avvisaglie per il paziente.
Proprio per questa ragione, vi sono alcuni campanelli d’allarme ai quali si dovrebbe sempre prestare attenzione:
- Mobilità dei denti
- Sanguinamento delle gengive
- Alitosi
- Comparsa di diastemi, ossia spazi tra i denti
- Recessione gengivale
- Sensibilità diffusa al caldo e al freddo
Nel caso in cui una o più di queste problematiche dovessero verificarsi, è opportuno affidarsi a un paradontologo che valuterà con precisione la situazione. È infatti importante ricordare che non sempre la presenza di sanguinamento o gonfiore delle gengive è da addursi all’accumulo di placca e tartaro. Gravidanza, allattamento, sbalzi ormonali, problemi di circolazione sanguigna, assunzione di anticoagulanti, carenza di vitamina C e K possono infatti essere ulteriori cause di queste problematiche, e soltanto l’intervento di un medico permetterà di comprendere esattamente la natura del problema.
Come diagnosticare la presenza di tasche gengivali
La diagnosi delle tasche gengivali non può essere eseguita visivamente poiché spesso, in presenza di queste criticità, le gengive si gonfiano diventando edematose, camuffando quindi eventuali ritiri gengivali che potrebbero far apparire le sacche meno profonde.
Attraverso il sondaggio parodontale il medico potrà verificare lo stato delle tasche dentali. Inserendo un’apposita sonda millimetrata tra il dente e la gengiva, il parodontologo riuscirà a stabilire con precisione la profondità delle tasche in maniera del tutto indolore per il paziente.
Se la profondità è compresa tra 1 e 2 millimetri le gengive potranno considerarsi sane, al contrario se questa rilevazione raggiunge o supera i 4 millimetri sarà necessario intervenire con tempestività per non incorrere nel rischio di perdere alcun elemento dentale.
Tasche gengivali: cosa succede se non si curano?
Nel caso in cui il medico abbia diagnosticato la presenza di tasche gengivali, suggerirà sicuramente una terapia specifica per fermare la progressione della malattia e debellare l’infiammazione.
I batteri parodontali, se non rimossi, finiranno infatti col produrre tossine in grado di annientare gli osteoblasti, ovvero le cellule addette alla riproduzione dell’osso. Trascurando quindi la problematica si potrebbe incorrere nel riassorbimento osseo, causa principale dell’instabilità dentale e della conseguente caduta dei denti.
La prevenzione è sempre la migliore arma per evitare la maggior parte delle problematiche del cavo orale: ecco perché una corretta igiene orale domiciliare è il primo e più importante passo per mantenere in salute la bocca. L’impiego di uno spazzolino da denti di buona qualità, preferibilmente elettrico, di dentifrici specifici e filo interdentale è essenziale per ostacolare la formazione di placca e tartaro. Allo stesso modo, sottoporsi almeno due volte l’anno a una seduta di igiene orale professionale permetterà di rimuovere placca e tartaro che, diversamente, risulterebbero irraggiungibili con i classici strumenti domiciliari.
Esistono poi condizioni che invece favoriscono la formazione di tasche gengivali, quali:
- Il consumo regolare di nicotina, che ha il potere di distruggere le cellule dei tessuti atti a supportare i denti
- La gravidanza, poiché le donne in dolce attesa hanno maggiori probabilità di sviluppare questa problematica
- La presenza di forti stati di stress
- L’adolescenza, periodo nel quale gli sbalzi ormonali favoriscono l’insorgenza di infiammazioni gengivali
Anche diabete, terapie contraccettive, assunzione di cortisone e farmaci antidepressivi possono creare ulteriori presupposti per lo sviluppo di affezioni gengivali.