Abbiamo recentemente affrontato i sintomi e le cause di una carenza di vitamina D, il gruppo di pro-ormoni liposolubili composto dalle vitamine D1, D2, D3, D3 e D5 che è assolutamente indispensabile al mantenimento di un buono stato di salute generale.
Abbiamo anche spiegato che se, da un lato, la principale modalità di assunzione della vitamina D sia rappresentata dalla regolare esposizione al sole, è comunque possibile (e in molti casi indicato) integrare con alimentazione e prodotti specifici laddove siano presenti condizioni di carenza o addirittura di deficienza di questa sostanza.
Nell’articolo di oggi ci proponiamo invece di illustrare la ragione per cui la vitamina D è così importante per mantenere il nostro sistema immunitario reattivo ed efficiente.
Il legame tra vitamina D e sistema immunitario
La vitamina D gioca un ruolo di primo piano nella regolazione di numerosi processi fisiologici dell’organismo. La cosiddetta “vitamina del sole” è, nella sua forma attiva (calcitriolo o 1,25-diidrossivitamina D), in grado di svolgere un’azione protettiva nei confronti delle ossa, garantendone il buon funzionamento e il corretto metabolismo grazie al legame con un recettore specifico che si trova sulla superficie delle cellule.
È interessante notare che tale recettore non si trova però soltanto sulla superficie delle cellule dell’apparato scheletrico, ma anche in altre tipologie cellulari, incluse quelle del sistema immunitario. Ed è proprio per questo che la vitamina D è così indispensabile al mantenimento di un ottimale stato di salute generale!
Dal momento che tale vitamina agisce anche come un ormone che regola il buon funzionamento di diversi organi e sistemi, è in grado di operare anche un’azione modulante nei confronti della risposta infiammatoria, assicurando in questo modo una buona reazione immunitaria. Non a caso, a una carenza di vitamina D (e in particolar modo di vitamina D3) è associata anche una maggiore probabilità di insorgenza di patologie gravi, alcune delle quali autoimmuni.
La vitamina D3 non assicura soltanto buone proprietà antinfiammatorie e immunoregolatrici, ma anche un importante contributo al miglioramento dell’immunità specifica o acquisita, di fatto riducendo l’insorgenza di diverse malattie autoimmuni. Stimolando la funzione dei linfociti T, garantisce che queste cellule siano in grado di riconoscere e attaccare in modo efficace le sostanze estranee e potenzialmente pericolose, agevolandone l’espulsione attraverso i vasi linfatici. In particolare, la vitamina D facilita la produzione di un recettore che rende i linfociti più sensibili, e dunque più efficienti nella loro “lotta” contro microrganismi patogeni.
Va poi ricordato che la carenza di vitamina D è associata anche a una ridotta funzionalità polmonare, la quale a sua volta influisce sulla capacità del corpo di contrastare correttamente le infezioni respiratorie.
Scarica l’infografica: Best practices per tenere alti i livelli di vitamina d
Vitamina D e malattia parodontale: quale connessione?
La connessione tra vitamina D e malattia parodontale risiede nella capacità di questo prezioso gruppo di ormoni liposolubili di garantire un corretto grado di sviluppo, mantenimento e mineralizzazione del tessuto osseo e dei denti e, dunque, di aiutare il sistema scheletrico a mantenersi in condizioni di buona salute. Non a caso, l’ipovitaminosi D è fortemente legata alla presenza di una malattia ossea molto diffusa come l’osteoporosi.
Ed è proprio qui che si crea il “ponte”: la correlazione tra parodontite e osteoporosi è infatti ben nota, dal momento che gli elementi dentali si trovano inseriti nelle ossa di mascella e mandibola e collegati tramite il legamento parodontale. La ://www.excellencedentalnetwork.com/parodontite/”>parodontite è una malattia multifattoriale che, quando non trattata, porta a un decadimento delle strutture di sostegno del dente, provocandone la caduta: tra queste strutture è compreso anche l’osso alveolare, nel quale alloggiano le radici dei denti.
Va da sé che, a fronte di ossa deboli e demineralizzate a causa di uno scarso o insufficiente apporto di vitamina D, la malattia parodontale troverà ulteriore terreno fertile per degenerare fino alla sua fase conclusiva. Al contrario, assumere correttamente questa vitamina già a partire dall’infanzia, e poi continuativamente per tutto l’arco della vita, permette all’organismo di mantenere sia un’adeguata massa ossea che l’integrità dello smalto dentale.
Una recente ricerca condotta dal dott. Francesco Martelli, fondatore di centri partner del marchio IMI-EDN, e dal suo team, si è focalizzata sulle variazioni nel gene che codifica il recettore cellulare della vitamina D. I risultati dello studio, pubblicati sulla rivista scientifica “Archives of Oral Biology”, hanno messo in luce una marcata correlazione tra l’alterazione del genotipo correlato a un aumento di rischio di parodontite e scarsi livelli di vitamina D. Cosa significa? Essenzialmente, che quando il recettore cellulare per la vitamina D si altera, la sua efficienza si indebolisce generando un incremento della demineralizzazione delle ossa di tutto l’organismo, incluse quelle mascellari.
Questa è la ragione per cui, nell’ambito di una corretta diagnosi parodontale, è sempre assolutamente fondamentale un accurato assessment della salute delle ossa, poiché un organismo in cui non è presente vitamina D a sufficienza è più suscettibile alle infezioni e mostra un marcato indebolimento a livello osseo, favorendo anche la progressione della malattia parodontale.
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