Perdita dei denti: quando e perché accade e come prevenirla

La perdita dei denti è un evento che, in passato, veniva considerato essenzialmente normale – specialmente con l’avanzare dell’età. Tuttavia, sappiamo oggi che mantenere i propri denti naturali in buona salute per tutta la vita è possibile attraverso una corretta opera di prevenzione e tutela.

Va quindi prima di tutto chiarito non solo che la caduta dei denti non andrebbe affatto accettata come un evento naturale e inevitabile, ma anche che genera una serie di conseguenze a catena che influiscono sullo stato di salute generale della persona.

Perdere i denti può infatti influire sulla fonazione, ossia la capacità di articolare i suoni e quindi comunicare con gli altri; sulla masticazione, e di riflesso sulla corretta digestione degli alimenti; sull’estetica del sorriso e pertanto sulle relazioni sociali, sull’autostima e via discorrendo.

Laddove la perdita di uno o più denti si verifichi, è quindi sempre essenziale risalire alla causa e, se possibile, risolverla in modo da evitare che tale evento si ripeta.

Ma quali sono i motivi e le condizioni che possono portare una persona a una condizione di edentulia totale (ossia alla perdita di tutti i denti naturali) o parziale (ovvero alla perdita di alcuni elementi dentali)?

Come prevenire la caduta dei denti: i comportamenti e le abitudini corrette

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Caduta dei denti: dall’evento traumatico alla malattia parodontale

La perdita dei denti è il risultato di molteplici accadimenti, cattive abitudini e concause. Nel caso interessi un solo elemento dentale, essa avviene molto spesso a seguito di un evento accidentale o traumatico, come un urto violento e improvviso.

Al contrario, nel caso di una persona che perde due o tre denti tra loro vicini, la causa potrebbe essere un’igiene orale carente, insufficiente o addirittura assente: la presenza di certi tipi di patogeni nel cavo orale porta infatti allo sviluppo di carie dentali che, raggiunto il loro stadio avanzato, distruggono non soltanto la corona ma anche le radici dell’elemento dentale.

Anche il bruxismo può, a lungo termine, provocare la caduta dei denti: si chiama in questo modo l’abitudine involontaria a digrignare i denti durante il sonno, la veglia o entrambi (per esempio nelle situazioni di stress). Lo sfregamento continuo dei denti genera un progressivo indebolimento dello smalto, della corona e del parodonto, ossia della struttura che sostiene il dente, fino a provocare fratture dentali. Queste ultime portano, a loro volta, alla frammentazione e caduta dei denti colpiti.

Anche la malocclusione ed alcuni tipi di problemi gnatologici possono portare allo sviluppo di una errata articolazione tra le due arcate: in questo caso la forza generata dalle mascelle durante la masticazione (o il bruxismo) si ripercuote sugli elementi dentali in maniera non corretta, causando l’indebolimento, la corrosione e nei casi più gravi anche la frantumazione di alcune parti di corona o la perdita dei denti maggiormente soggetti.

I casi più severi di edentulia parziale o totale possono essere anche la conseguenza di condizioni gravi che colpiscono il cavo orale e che vengono per lungo tempo ignorate o sottostimate.

Una di queste è la pulpite, ossia un’infezione a carico della polpa dentale, specialmente quando giunge a uno stadio cronico. In questi casi, può risultare difficile trattare l’elemento dentale colpito con la devitalizzazione e il rischio di perdita diventa concreto. IN alcuni casi è possibile salvare le radici e una parte di corona, ma non sempre.

Anche condizioni di malnutrizione o denutrizione possono portare alla caduta dei denti. La prima è l’eccesso o il difetto nell’assunzione dei nutrienti necessari a un corretto stato di salute dell’organismo, e quindi uno stato di squilibrio tra nutrienti ed energia che il corpo riceve relativamente al suo fabbisogno quotidiano, mentre la seconda è in pratica una nutrizione insufficiente. Va da sé che la malnutrizione sarà inevitabilmente correlata a una condizione di denutrizione perché a fronte di un’alimentazione non equilibrata, ossia povera di nutrienti, l’individuo potrà di fatto essere denutrito – anche quando è di peso normale o superiore alla norma.

Un’altra concausa che può portare alla perdita dei denti è la gengivite che, specialmente quando di seria entità, dovrebbe essere sempre indagata dall’odontoiatria (esattamente come il sanguinamento delle gengive, che non è affatto un evento normale!).

Le gengiviti gravi sono vere e proprie infezioni a livello dei tessuti che sostengono il dente e, quando non correttamente trattate, possono diffondersi in tutto il cavo orale ed evolvere in parodontite, una patologia di natura batterica che, in assenza di terapie adeguate, provoca la caduta dei denti nel suo stadio finale.

Come prevenire la caduta dei denti: i comportamenti e le abitudini corrette

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Perché la parodontite provoca la perdita dei denti

La malattia parodontale, conosciuta anche con i nomi di parodontite o piorrea, è una malattia multifattoriale che colpisce i tessuti che sostengono il dente, ossia il parodonto. Quest’ultimo è costituito da osso, cemento radicolare, gengiva e legamento parodontale.

Tale infezione batterica e virale produce un’infiammazione cronica a livello della bocca e, nella sua fase estrema, provoca la caduta dei denti colpiti, con importanti costi biologici per il paziente.

La parodontite non è affatto una malattia poco comune: si stima infatti che colpisca oltre il 40% delle persone che vivono nei Paesi industrializzati e che, nel 10% di questi casi, raggiunga stadi di estrema gravità. Puoi scoprire di più in merito alle statistiche sulla malattia parodontale, considerata la sesta al mondo per diffusione, alla nostra pagina dedicata all’argomento.

Il principale rischio di sviluppo per la parodontite è sempre l’inadeguata, assente o scorretta igiene orale – fattore che è spesso a monte anche di tante delle altre condizioni che abbiamo finora elencato. Tuttavia, non è l’unico: anche il fumo, un’alimentazione sbilanciata (ad esempio carente di vitamina C), l’assunzione prolungata di alcuni farmaci, il consumo di alcol, la gravidanza, la presenza di patologie come il diabete mellito e alcune neoplasie possono contribuire alla sua insorgenza.

La gravità della parodontite è sempre connessa alla profondità dell’infiammazione a livello del parodonto e alla risposta immunitaria di ogni individuo, e questa è la ragione per cui anche i suoi sintomi iniziali, spesso trascurati, dovrebbero invece essere sempre comunicati tempestivamente al proprio dentista. Trattare la parodontite nei suoi stadi più precoci o addirittura prevenirla è infatti la strategia più corretta per evitare il peggioramento del quadro infiammatorio e, di riflesso, la caduta dei denti “ammalati”.

I campanelli d’allarme che possono segnalare la presenza della malattia parodontale sono diversi, tutti importanti:

  • Sanguinamento gengivale anche a fronte di sollecitazioni lievi o nulle
  • Gonfiore o dolore alle gengive
  • Alitosi persistente e apparentemente immotivata
  • Dolore alla masticazione
  • Mobilità dentale, ossia denti che si muovono
  • Sensibilità dentale diffusa al caldo o al freddo
  • Ritrazione delle gengive fino a scoprire la radice del dente

Dal momento che il paziente parodontale riscontra molto spesso anche un peggioramento delle sue condizioni di salute generale, è essenziale non trascurare nessuno di questi sintomi. Ricordiamo infatti che la piorrea è strettamente interconnessa allo sviluppo o all’acutizzazione di svariate patologie cardiovascolari e sistemiche: tra queste figurano il già citato diabete, l’artrite reumatoide, alcune condizioni legate alla gravidanza (come il parto pretermine o la preeclampsia), l’aterosclerosi e altre ancora.

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