Microbiota orale e predisposizione genetica individuale possono condizionare la salute della bocca? La risposta è sì, poiché alcune patologie e condizioni che colpiscono gengive e denti sono legate a una condizione di disbiosi del cavo orale, a una propensione “scritta” nel codice genetico della persona o a entrambi questi fattori.
Per comprendere in che modo e perché si verifica questa influenza, è importante però ricordare cosa sono, rispettivamente, microbiota orale e predisposizione genetica.
Il primo può essere definito come l’insieme dei microrganismi endogeni e simbiotici che abitano la cavità orale di un individuo: un sistema molto complesso che include oltre settecento specie diverse tra protozoi, batteri, funghi e miceti e che opera (quando in uno stato di equilibrio) per il mantenimento dell’omeostasi orale, la protezione della cavità orale e la riduzione del rischio di sviluppo di patologie. L’insorgenza della malattia parodontale, d’altro canto, è favorita da uno stato di disequilibrio del microbiota della bocca.
Per predisposizione genetica individuale si intende invece la presenza, nel patrimonio genetico di una persona (ossia nel suo DNA), di varianti genetiche associate a un’elevata incidenza di determinate patologie, che pure potrebbero manifestarsi anche in presenza di altri fattori non direttamente connessi alla genetica. Può essere quindi descritta come una suscettibilità individuale allo sviluppo di condizioni o malattie: un esempio è, nuovamente, legato alla parodontite, che potrà avere un rischio di insorgenza più elevato in presenza di determinati polimorfismi, ossia varianti di un gene.
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Microbiota orale e salute della bocca: quale legame?
La complessità del microbiota orale è notevole, non soltanto in termini di numero ma anche di varietà di microrganismi. La bocca ospita infatti una ricchissima microflora – che abita una sottile superficie localizzata su gengive e denti, chiamata biofilm – oltre a proteine salivari, detriti epiteliali e uno specifico pH che agevola la colonizzazione microbica.
Il microbiota orale interessa inoltre la lingua, il solco gengivale, il palato duro, quello molle e le tonsille: un vero e proprio ecosistema fortemente interconnesso non soltanto alla salute della bocca, ma a quella di tutto l’organismo.
Quando i microrganismi che sono parte del microbiota orale sono in uno stato di eubiosi, ossia di equilibrio, contribuiscono alla salute generale del paziente rinforzandone il sistema immunitario – e dunque offrendo supporto a tutto l’organismo. Diversamente, in presenza di uno stato di disbiosi – ossia di squilibrio – del microbiota orale, l’intero organismo risulterà meno protetto dall’insorgenza di patologie o dal rischio di aggravamento di condizioni preesistenti, non soltanto legate alla salute della bocca ma anche di quella di altri organi o apparati.
Come indicato in precedenza, è questo il caso tipico delle persone che soffrono di parodontite, una malattia infiammatoria multifattoriale che colpisce il parodonto, ossia il sistema di sostegno del dente, provocando negli stadi finali la perdita degli elementi dentali colpiti a seguito di una severa aggressione dell’osso. Nella malattia parodontale, i batteri che popolano le tasche parodontali – ossia le formazioni patologiche che manifestano l’infiammazione tipica della piorrea – potrebbero entrare in circolo nel sangue e andare a danneggiare quelli che vengono definiti “organi bersaglio”, collocati in aree diverse del corpo.
Ecco quindi che la presenza di parodontite, che equivale a un grave stato di disbiosi del microbiota orale, è direttamente legata anche ad altre malattie molto gravi che si manifestano lontano dalla bocca, come il diabete, l’osteoporosi, l’ictus, l’aterosclerosi e altre patologie cardiovascolari, e persino l’infertilità maschile e femminile.
In conclusione, è certamente vero che il >microbiota orale gioca un ruolo significativo nella protezione o nell’insorgenza di svariate malattie locali e sistemiche anche quando legate ad altri organi o apparati. In linea generale, i batteri e i microrganismi presenti nel cavo orale possono avere diversi tipi di impatto sulla salute generale dell’organismo: neutrale; positivo, favorendo lo stato di benessere; o negativo, comportando scompensi tali da generare un pericoloso effetto domino.
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Salute del cavo orale: che ruolo gioca la predisposizione genetica individuale?
Così come il microbiota orale ha una diretta connessione non solo con lo stato di salute di denti e gengive, ma anche dell’organismo nel suo complesso, allo stesso modo una predisposizione genetica individuale può favorire la comparsa di particolari patologie della bocca.
In termini pratici, questo significa che chi ha una storia familiare di problemi di salute dentale potrebbe essere più propenso allo sviluppo di alcune condizioni.
Per anni la Medicina si è interrogata sul rapporto che lega i geni all’insorgenza di specifiche malattie, e l’Odontoiatria ovviamente non fa eccezione. Tuttavia, come anche accennato in precedenza in questo articolo, il termine corretto da utilizzare in questo senso è “predisposizione genetica individuale”, intesa come l’insieme di fattori presenti nel codice genetico di una persona che possono avere un’influenza sul suo stato di salute.
Le malattie della bocca che possono originare da questa predisposizione genetica sono, alla luce delle ricerche condotte fino a oggi, almeno due: la carie e la già citata parodontite. E se è vero che la principale causa dell’insorgenza di quest’ultima è la proliferazione incontrollata di placca dentale, tartaro, residui di cibo, saliva e muco al di sotto del margine gengivale, con successiva comparsa di grave gengivite, è altrettanto vero che alcuni individui tendono ad ammalarsi di questa patologia con più facilità a causa di una variante genetica che rende la loro risposta immunitaria più sensibile, ossia pronta ad attivarsi in presenza di determinati livelli batterici. Non va infatti dimenticato che il grave danno al parodonto tipico della piorrea è il risultato della reazione immunitaria dell’organismo.
Allo stesso modo, sarebbero addirittura 47 i geni connessi all’insorgenza della carie, tra i quali quelli responsabili della formazione e mineralizzazione dei denti, della formazione dell’osso mascellare, e quelli con funzione protettiva all’interno della saliva. Quest’ultima ha il compito principale di attuare un’azione antibatterica – e dunque anticariogena: va da sé che, in presenza di un’alterazione significativa del pH salivare (e più specificamente di un alto grado di acidità), tale secrezione risulterà meno efficace nel suo ruolo di pulizia.
Per quanto riguarda invece la mineralizzazione dei denti, essa assicura una maggiore resistenza all’aggressione di agenti esterni: a una maggiore mineralizzazione dentale corrisponde quindi un minore rischio di carie.
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